Alzando lo sguardo è impossibile non incrociarla. Nello skyline della città di Avellino la Torre dell’orologio spicca stentorea in quasi tutte le cartoline che raccontano del capoluogo irpino. Situata nel cuore antico della città, è una delle due vette, insieme al campanile del Duomo, a caratterizzare il paesaggio, sovrastando Piazza Amendola e tutto il centro storico.
L’anno e il motivo della sua edificazione sono incerti. Sulla genesi della Torre dell’Orologio di Avelino ci sono tuttavia due tesi differenti. Una scuola di pensiero, risalente agli studi dello storico Francesco Scandone, la fa risalire all’epoca in cui Avellino era protetta da una cinta muraria: la torre sarebbe stata edificata in corrispondenza di un’antica torre di avvistamento.
Più recente la seconda ipotesi, sostenuta da Salvatore Pescatori nel 1934, che fa risalire la torre alla metà del XVII secolo: commissionata da Francesco Marino Caracciolo, IV principe di Avellino, e realizzata da Cosimo Fanzago (col successivo apporto dell’architetto napoletano Giovan Battista Nauclerio), la torre venne edificata con l’intento di farne un simbolo della nuova città appena ridisegnata dal Fanzago. Tuttavia quest’ultima tesi non ha sufficiente documentazione a supporto per essere considerata certa.
La torre civica è incastonata tra i palazzi del centro storico, nella parte retrostante le palazzine all’inizio di Corso Umberto I, adiacente l’ingresso dei cunicoli longobardi. Il monumento è alto circa circa 36 metri, con un basamento a bugne riquadre e gli altri due livelli superiori in stile barocco, l’ultimo dei quali con l’orologio a campane sui quattro quadranti. Quest’ultimo dotato di una diana, lo strumento che poteva essere azionato, suonando a martello per segnalare un pericolo alla popolazione.
Ma l’aspetto della Torre dell’Orologio di Avellino non è stato sempre quello attuale. In origine era costituita da due piani, il secondo dei quali era aperto e dunque accessibile. Nel 1782 un azionariato popolare racimolò i fondi necessari per realizzare la copertura della torre. Solo successivamente (a metà del ‘900) venne aggiunto il terzo livello, quello adibito ad orologio civico.
Ma al di là dei cambiamenti stilistici e architettonici, negli anni la torre ha subìto svariate ristrutturazioni soprattutto a causa dei danni provocati dai numerosi terremoti degli ultimi secoli. I sismi del 1688, 1732 e 1805 danneggiarono fortemente la torre, sempre rimessa in sesto. L’ultimo massiccio intervento in questo senso si è reso necessario a seguito del sisma del 23 novembre 1980, che danneggiò pesantemente la struttura, per cui furono necessari lavori di rifacimento durati dal 1984 fino al 1991.
In molti credono che la torre sia il simbolo di Avellino perché visibile da tutti gli angoli della città, e forse è vero. Tuttavia io l’ho sempre vista come emblema di perpetua rinascita. È questa resilienza, questa voglia di resistere alle avversità del fato, che ne fanno per me il simbolo della città e di un popolo intero.