San Martino di Tours si festeggia l’11 Novembre. Numerose le tradizioni e le leggende che richiamano il santo: oltre che per i miracoli e i detti antichi, a Monteforte Irpino San Martino è ricordato dai torroncini realizzati ogni anno in suo onore
Tra i santi più famosi celebrati dalla chiesa cattolica, a San Martino di Tours sono legati numerosi episodi e leggende. Martino è innanzitutto il santo del mantello, il famoso episodio di generosità ed altruismo che divenne fonte di miracolo. Non a caso ancora oggi, proprio in relazione a questo episodio, si usa l’espressione “Estate di San Martino” per indicare quei giorni di tepore dopo il primo intenso freddo d’autunno, che spesso coincidono con l’11 novembre. In territori enologici importanti (come l’Irpinia) la figura del Vescovo di Tours è legata anche al detto “A San Martino ogni mosto diventa vino“, un’espressione che indica la maturazione del vino nuovo e l’occasione di festeggiarlo in abbinamento alle classiche caldarroste.
Un Santo molto popolare. Al punto che in passato (in seguito alla decisione del Concilio di Mâcon) l’11 novembre veniva addirittura considerata giornata non lavorativa. Una profonda devozione dunque che coinvolge anche l’Irpinia. Delle 900 chiese italiane dedicate al santo sono 4 quelle dislocate in provincia di Avellino. A partire dalla magnifica Chiesa Madre di San Martino Vescovo a Cairano, con la statua lignea del santo incastonata nell’abside, proseguendo per l’antichissima Chiesa di San Martino Vescovo, sull’omonima collina a Monteforte Irpino, un vero gioiello architettonico ricavato partendo da uno dei piloni dell’adiacente castello e definita “La chiesa inclinata”. Edifici religiosi dedicati al santo sono inoltre presenti a San Martino Valle Caudina, dove la venerazione per il santo di Tours risale addirittura a prima dell’anno 1000, nonché nel meraviglioso borgo di Aterrana, nel comune di Montoro. Di San Martino Valle Caudina, Monteforte Irpino e Aterrana, ma anche di Sorbo Serpico, San Martino di Tours è inoltre il Santo patrono.
Da tempo immemore a Monteforte Irpino si prepara un dolce che simboleggia il giorno della festa patronale: il torroncino di San Martino. Accanto alla tradizionale abbuffata di vino novello e castagne, per i montefortesi l’11 novembre è da sempre caratterizzato dalla presenza di questi tipici rettangoli di zucchero e nocciole tostate. Una ricetta semplice, fatta di soli due ingredienti, facilmente reperibili in tutte le case considerata l’abbondanza di nocciole in zona.
L’origine del dolce è infatti strettamente legata alle tradizioni familiari di un tempo. L’usanza, al di là delle tante circolanti (che parlano di amori contrastati, corredi familiari e animali cornuti), è da sempre quella di preparare questi dolci in casa per regalarli alle persone care. Una sorta di piatto tradizionale montefortese, realizzato in onore del santo, che qualcuno in passato portava perfino a benedire nella mattinata di festa, dopo la messa nella Chiesa di San Martino, in località Portella, nel centro storico del paese.
La preparazione casalinga dei torroncini di San Martino cominciava diversi giorni prima. Le nocciole andavano infatti pazientemente sgusciate e tostate nel forno a legna, per poi essere racchiuse nell’involucro di zucchero caramellato, prima del taglio finale che restituiva i torroncini nella classica forma rettangolare. Specie in passato i torroncini andavano approntati per tempo: dopo averli preparati, andavano impacchettati, confezionati al meglio per fare bella figura con coloro che li ricevavano in dono.
Oggi l’originale torroncino di San Martino è possibile trovarlo, seppur con qualche difficoltà, nelle vetrine di qualche bottega locale. Magari accanto a variazioni e rivisitazioni che talvolta ne stravolgono un po’ la natura (dalla semplice copertura con granella di zucchero fino ad azzardate evoluzioni). Io li ho assaggiati all’Antica Pasticceria Rega, storica attività montefortese che porta orgogliosamente avanti questa profonda e sentita tradizione. Ho potuto così assaggiare un dolce semplice, sorprendentemente friabile, dal sapore intenso e piacevolmente equilibrato. Anche se impegnativo sul piano “nutrizionale”, nettamente una goduria per il palato. D’altronde una volta all’anno, ogni 11 novembre, si può fare.