La rupe, simbolo del grazioso paesino di Pietrastornina, è una sentinella millenaria tra architettura rupestre e natura sovrana
Si narra che durante l’età preistorica un gigantesco masso calcareo sia scivolato dalle cime del monte Partenio atterrando più a valle, stabilendosi a mezza costa, a picco sulla valle del Sabato. Col tempo questo enorme olistolito (così si chiama tecnicamente) divenne punto di riferimento e di orientamento per coloro che sfilavano lungo il versante della montagna, in un tratto della futura Via Campanina, l’antico percorso che si staccava dalla via Appia per raggiungere Mercogliano.
Non a caso intorno a questa guglia rocciosa, stando alle prime notizie ufficiali datate 774 d.C., nasce il primo insediamento del territorio, quello che oggi conosciamo con il nome di Pietrastornina, il cui nome deriva proprio dalla presenza della “Petra” che “sturmina” (ossia respinge, secondo la terminologia medioevale locale). Un insediamento ancora oggi visitabile. Basta abbandonare la centralissima via Roma per scendere a piedi fino alla Chiesa dei Santi Giovanni, Bartolomeo e Rocco, a valle del popolatissimo centro abitato. Pochi metri per fare un salto temporale incredibile, per assistere ad uno scenario inaspettato. La guglia rocciosa fa capolino tra le viuzze dell’abitato medioevale di via Castello (in stato di abbandono ma ancora di grande fascino), dove insiste il secolare tiglio monumentale e dove il suggestivo Torrente San Martino regala salti improvvisi facendosi strada in una vegetazione rigogliosissima.
Se per i popoli nomadi che attraversavano questo tratto d’Irpinia la via sbarrata dalla grossa rupe rappresentava un ostacolo, il re longobardo Arechi II vide quello sperone di roccia come una sentinella naturale su cui edificare il castello di Pietra Stornina.
Realizzato su due corpi di fabbrica edificati a quote diverse, perfettamente adattato alla conformazione naturale del versante che dà sull’attuale Via Roma, rappresentava un incredibile esempio di interazione fra architettura e roccia, con camminamenti ricavati direttamente nella pietra, gradinate ed imponenti bastioni murari (ancora oggi in parte visibili). Il fortilizio nel tempo è stato possedimento di Riccardo Filangieri, Carlo I d’Angiò e della famiglia Della Leonessa. In esso trovò rifugio Renato d’Angiò, prima che in epoca borbonica il castello passasse definitivamente ai Lottiero, i quali lo detennero fino all’abolizione della feudalità nel 1806. Il complesso venne demolito nel 1837, quando l’amministrazione decurionale di Pietrastornina fu costretta ad abbatterlo, per via dello stato precario della struttura muraria, diventata pericolosa per l’abitato sottostante, che intanto era costantemente cresciuto.
La guglia rocciosa di Pietrastornina rappresenta un raro esempio di architettura rupestre in Irpinia. Sopravvissuta al castello che in qualche maniera l’ha resa ancor più dominante sul territorio, questa rupe è un manifesto che ci ricorda il predominio della natura sulla caducità dell’operato umano.
Oltre ad essere un punto di riferimento geografico che ci consente di orientarci, di individuare questo paesino sospeso tra i Monti del Partenio e la Valle del Sabato, apripista per la Valle Caudina, la guglia rocciosa è un maestoso protagonista che caratterizza ogni scorcio di paesaggio. Imponente, con un perimetro di circa 300 metri ed un’area occupata di oltre 5000 mq, è un angelo custode silenzioso e stentoreo, a perenne protezione dell’abitato. La sommità è raggiungibile percorrendo 150 metri di percorso, attraverso oltre 100 impegnativi scalini che consentono di colmare i 75 metri di dislivello dal livello della strada.
Per una visita (gratuita) alla guglia rocciosa è possibile contattare telefonicamente il 338 5869126, concordando l’appuntamento con il presidente della Pro Loco Mario D’Andrea. Un’esperienza storica, culturale e paesaggistica che vale la pena di vivere.
I miei ringraziamenti vanno al presidente della Pro Loco e all’Architetto Giuseppe De Pascale per il supporto logistico e scientifico fornitomi.