È una delle attrazioni più peculiari d’Irpinia. Ha una storia secolare, molto ricca e altrettanto travagliata. Oggi è il tragitto turistico più emozionante che si possa intraprendere in tutta la provincia. È la funicolare di Montevergine, che unisce il centro di Mercogliano con la frazione che ospita il famoso Santuario mariano
La funicolare di Montevergine è un impianto a fune, con cui una vettura della capienza di circa 85 persone si inerpica sul fianco del Monte Partenio fino a raggiungere il Santuario di Montevergine.
La partenza è dal piazzale posto sul Viale San Modestino, dove insiste un parcheggio dedicato, la biglietteria e la confortevole sala d’attesa (dove per ingannare il tempo si può ripercorrere la lunga e tormentata storia della funicolare). L’adeguamento per le persone con difficoltà motoria è molto efficiente, con una rampa d’accesso al convoglio che consente di bypassare i pochi gradoni da percorrere per raggiungere l’interno della cabina. Il resto lo fa il personale, molto disponibile e preparato.
Per raggiungere la stazione a monte, la funicolare percorre quasi 1,7 chilometri in soli 7 minuti. La pendenza media è piuttosto importante, con un punto massimo che arriva addirittura al 64%. Dalla stazione di partenza posta a 536 metri s.l.m. a quella di arrivo (1270), il convoglio colma un dislivello di 734 metri di altitudine (è la seconda funicolare più ripida d’Europa). La stazione di arrivo, dotata di ascensore e sala d’aspetto, è posta ad una distanza di circa 450 metri dal Santuario, da percorrere a piedi per raggiungere il tempio dedicato a Mamma Schiavona.
Il percorso è molto emozionante, sia per la particolarità del mezzo di trasporto, sia per il panorama che si può ammirare durante il tragitto. Partendo dalla stazione a valle, si sale come su un enorme ascensore da cui è possibile vedere la cittadina di Mercogliano allontanarsi lentamente. L’imponente Palazzo Abbaziale del Loreto e il complesso delle Suore Benedettine man mano diventano graziose miniature. La funicolare lambisce la montagna, con un repentino cambio di ambientazione: dal centro urbano si passa quasi subito ad un contesto verdeggiante e, dopo la suggestiva galleria illuminata, si arriva in un tratto tipicamente boschivo, a solcare letteralmente la roccia.
Oltre alla galleria, un altro momento del viaggio particolarmente emozionante è lo scambio. Il percorso della funicolare è infatti dotato di un binario unico, completamente elettrificato. Tuttavia, per un tratto (apparentemente) brevissimo la vettura che sale e quella che scende, per pochi secondi si lambiscono, grazie al binario che si sdoppia per consentire lo scambio.
La sensazione è di viaggiare sospesi nell’aria, con un ascensione lenta e inesorabile ed un senso di infinito che pervade metro dopo metro ogni passeggero. Il viaggio è molto breve, confortevole e in piena sicurezza, con le emozioni provate che lo fissano certamante tra le esperienze memorabili da fare almeno una volta nella vita.
Interessante anche la genesi e la storia della funicolare. Fu inaugurata nel 1956, ma il progetto (da un’idea dell’Abate Guglielmo De Cesare) era già pronto nella seconda metà 1800, periodo nel quale vennero ideate e realizzate la maggior parte delle funicolari d’Italia. Addirittura nel 1882 buona parte del tracciato era già stato realizzato. Lo scopo era quello di avvantaggiare i pellegrini nella visita al Santuario, dato che all’epoca, a cavallo o addirittura a piedi, per percorrere i tornanti che portavano al Santuario ci volevano molte ore. Il progetto però richiese un dispendio economico inaspettato. Quando giunsero i finanziamenti fu l’irrompere della Prima Guerra Mondiale a bloccare nuovamente i lavori. Per agevolare la conclusione degli stessi il famoso Abate Ramiro Marconi decise di fondare una società, la Partenion, grazie alla quale i lavori ripartirono ufficialmente il 25 aprile 1926.
Tre anni più tardi la proprietà della società, che cambiò nome in SII (Società Immobiliare Irpina), divenne dei Monaci Benedettini, che ne ottennero l’usufrutto per 50 anni. L’arrivo della Seconda Guerra Mondiale procrastinò ulteriormente l’ultimazione dei lavori, rimandando l’inaugurazione al 1956: il 23 maggio l’Abate Tranfaglia inaugurò una delle opere più importanti e suggestive di tutto il Sud Italia.
Purtroppo però i problemi non finirono qui. Nel 1973 fu il Ministero dei Trasporti a ordinare la chiusura dell’impianto a causa di un deterioramento dell’infrastruttura (d’altronde dai primi lavori all’inaugurazione era passato quasi un secolo). La funicolare di Montevergine necessitava di lavori di adeguamento e riqualificazione. Questi ultimi durarono dieci anni, ritardati anche per via del terremoto del 23 novembre 1980.
Finalmente nel 1981, sempre il 23 maggio, vale a dire a 25 anni esatti dalla sua inaugurazione, l’impianto riapre sotto la gestione dell’azienda di trasporto regionale A.IR.. Dopo una nuova sospensione (avvenuta nel 2012 a causa dell’adeguamento degli impianti), dal 25 giugno del 2016 la funicolare di Montevergine è ripartita, con funzionalità adeguate ai tempi senza perdere il fascino di sempre.
Questa estate la funicolare di Montevergine ha fatto registrare un boom di presenze. Turisti, pellegrini, ma anche molti locals hanno preso d’assalto l’impianto di Mercogliano-Montevergine, raggiungendo il Santuario in tutta comodità in soli 7 minuti. Complici anche i festeggiamenti per l’Anno Giubilare Verginiano grazie al quale si sono intensificate le corse e sono calate le tariffe (per orari e costi clicca qui).