Cicci di Santa Lucia: ricetta e leggende

Carmine Cicinelli

Carmine Cicinelli

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Domani è Santa Lucia, si festeggia la patrona dell’Irpinia con un piatto antichissimo.

Il 13 dicembre in Irpinia non è un giorno qualsiasi. È la giornata dedicata a Santa Lucia, che è uno dei santi patroni d’Irpinia. In passato si narra che in questo giorno gli avellinesi esprimessero la propria gratitudine nei riguardi della Santa, dimostrando la propria generosità verso la comunità. Preparavano infatti una corroborante pietanza, a base di cereali e legumi (a conferma della matrice rurale del popolo irpino) denominata “Cicci di Santa Lucia”. Seppur non più sentito come un tempo, ancora oggi il retaggio di quel gesto rimane. Ogni 13 dicembre molte famiglie di Avellino (e di pochi altri paesi della provincia) si vedono recapitare questo piatto dal vicino di casa, dai parenti o dagli amici più stretti, proprio in ricordo dell’antico, sentito rituale.

Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia” recita il proverbio. Un proverbio talmente antico da essere stato coniato quando era ancora in vigore il calendario giuliano (ossia prima del 1582). A quell’epoca infatti il 13 dicembre coincideva col solstizio d’inverno, ossia il giorno più corto dell’anno. La successiva riforma del calendario gregoriano ha poi spostato il solstizio 10 giorni più avanti, ma il detto popolare è rimasto e ancora oggi capita di sentirlo pronunciare soprattutto dai più anziani.

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Santa Lucia

Essendo il giorno più corto dell’anno, e dunque il più freddo, il caritatevole atto di donare, soprattutto ai più bisognosi, questa pietanza (da questo punto di vista qualche assonanza c’è con un rituale dell’Alta Irpinia di cui vi ho parlato qui) era particolarmente simbolico. Ma perché proprio i cicci? Perché i cicci ricordano gli occhi di cui Santa Lucia è la protettrice e che campeggiano in ogni santino degno di questo nome.

La ricetta è talmente insita nel DNA degli avellinesi che nel 2010 è nata un’omonima associazione per evitare che la tradizione si perda col passare del tempo (vi riporto qui la Fanpage di Facebook®). Il 13 dicembre di ogni anno infatti i membri di questa sorta di massoneria nostrana si riunisce in un ristorante, segretissimo fino all’ultimo istante, scelto a caso in tutta la provincia, per assaporare in maniera conviviale un menu invernale che ovviamente comprende rigorosamente i cicci di Santa Lucia.

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Il simbolo dell’associazione

A proposito di ricetta. A parte per i membri dell’associazione (che ha praticamente un disciplinare irreprensibile per la realizzazione di questa pietanza), gli avellinesi di solito cucinano questo piatto con la possibilità di qualche variazione. E anche le proporzioni tra gli ingredienti sono un po’ a piacimento! Di base ovviamente protagonisti sono i cicci (in dialetto si chiamano così genericamente i legumi), alcuni cereali e le pepaine (papaccelle messe sott’aceto nel mese di settembre e tirati fuori all’occorrenza per molti piatti invernali). Capita che qualcuno ci metta pure le lenticchie, addirittura qualcun altro le cicerchie.

In ogni caso la preparazione è semplicissima. Una semplicità che rispecchia la ritualità contadina, fatta di gesti semplici e una certa frugalità nei pasti, un minimalismo nel numero e nella natura degli ingredienti, tutti poveri ma nutrienti, che si rispecchia nell’uso di pochi strumenti e che ha bisogno di pochi passaggi. Tuttavia, volendo fare tutto tutto il procedimento, senza escamotage o aiutini, il procedimento complessivo deve partire qualche giorno prima, addirittura 4 dicono i più esperti. I legumi infatti vanno messi a bagno e questo comporta una preparazione dunque più elaborata.

Di seguito la ricetta così come solitamente viene preparata nella maggior parte dei casi.

INGREDIENTI:

  • Grano (200 gr.)
  • Granone (granturco bianco) (300 gr.)
  • Ceci (200 gr.)
  • Fagioli tondini (200 gr.)
  • Olio (100 ml.)
  • Sale
  • Aglio (2 spicchi)
  • Prezzemolo
  • Pepaine sott’aceto (200 gr.)

PREPARAZIONE:

  • Mettere a bagno il granturco 4 giorni prima, cambiando l’acqua ogni giorno. Il grano ha invece bisogno di stare in acqua almeno 3 giorni, cambiando anche qui l’acqua quotidianamente. Ceci e fagioli necessitano di essere messi a bagno la sera prima.
  • Il giorno della ricetta si scolano i legumi e i cereali e si mettono a cuocere separatamente. Per ogni elemento va fatta una cottura a sé, a causa dei differenti tempi di cottura (4 ore il granone, 3 ore il grano, circa un’ora e mezza i fagioli e i ceci).
  • Mondare le pepaine, togliendo i semi e sciacquarle prima di tagliarle a pezzi.
  • Soffriggere a fuoco lento l’aglio e le pepaine. Dopo qualche minuto, quando l’aglio si è imbiondito, versare prima il granone, poi il grano ed infine ceci e fagioli, mescolando ogni volta con delicatezza.
  • Aggiungere un paio di cucchiai di acqua del granone ed aggiustare di sale. Cuocere per mezz’ora il tutto a fuoco basso.
  • Servire la minestra in piatti fondi o pignatielli di terracotta. È preferibile gustarla tiepida.
  • E buona Santa Lucia a tutta l’Irpinia!