Una delle tradizioni pasquali più suggestive in Campania prende vita ogni anno a Lapio, durante la Settimana Santa. Si tratta dei Misteri, ventidue gruppi statuari in cartapesta di grandezza quasi naturale che, con intensa teatralità, rappresentano i momenti salienti della passione e morte di Gesù Cristo. Ogni gruppo, detto tavolata, è una scena scolpita nel tempo, un frammento sacro che fonde fede, arte popolare e memoria collettiva.
I Misteri di Lapio, riconosciuti Patrimonio Culturale Immateriale Campano, affondano le radici nelle sacre rappresentazioni medioevali, successivamente arricchite e rese più scenografiche nella Spagna barocca e controriformista, dove il culto della Passione venne teatralizzato per coinvolgere emotivamente i fedeli. In Irpinia, oltre a Lapio, esistono tradizioni analoghe a Frigento, Mirabella Eclano e Vallata. In passato i Misteri furono protagonisti anche dei rituali di San Mango sul Calore, prima che il sisma del 1980 li distruggesse assieme alla Chiesa Madre. Qualche frammentaria ed incerta notizia parla della presenza di tavolate dei Misteri anche ad Avellino, con qualche buontempone che alimenta le leggenda attribuendo ai lapiani il furto delle stesse. Non è diceria invece, ma storia, la richiesta dei lapiani di commissionare il lavoro ad artigiani napoletani intorno al 1810. Grazie al lavoro dello storico locale Fiorenzo Iannino, è stata ritrovata una supplica, risalente al 1840, inviata da Tommaso Statuto, Priore della Confraternita della Madonna della Neve, all’Intendente del Principato Ultra, in cui si legge “corrono già sei lustri dacchè detta Congrega, mossa da una viva devozione, fece formare in Napoli in cartapesta i simulacri della Passione di Gesù Cristo”. Il dubbio rimane ancora (in merito si spera nel ritrovamento di altra documentazione) sui fondi che finanziarono tale richiesta, anche se la generosità dei lapiani in merito è piuttosto risaputa, visti i numerosi benefattori che nel tempo hanno donato cifre anche importanti per il loro mantenimento.

Le 22 tavolate, realizzate in cartapesta napoletana, rappresentano altrettante tappe della Passione, dalla Vendita di Gesù per trenta denari fino alla Deposizione. Sono custodite e curate con dedizione dalla Confraternita di Santa Maria della Neve, che ne ha garantito la sopravvivenza attraverso numerosi restauri. La deperibilità della materia prima infatti rende necessaria da sempre una perenne manutenzione. Tuttavia le ristrutturazioni più importanti risalgono al 1911, quando il napoletano Michele Ferri impiegò 47 giorni per accomodare le stazioni, nonché quella del 1973 ad opera del lapiano Luigi Iovanna.
Originariamente portate a spalla con l’aiuto di forcelle di legno e ferro (rafforzate dai famosi chiodi di Candida) insieme alle statue del Cristo Morto e dell’Addolorata, i portatori ricevevano in cambio una pagnotta di pane per il loro servizio. Le statue venivano esposte nella Chiesa della Madonna della Neve dalla Domenica delle Palme al Venerdì Santo, poi trasportate in processione e infine posizionate in punti simbolici del paese.
Nonostante col passare degli anni la ritualità di questo evento si sia giocoforza modificata, i Misteri di Lapio ancora oggi conservano un immutato valore simbolico (e simbiotico) per la comunità lapiana. Lo snellimento del rituale non ha infatti ridotto il fervore con cui i lapiani si approcciano a questa tradizione. Oggi il rituale prevede l’esposizione nelle piazze più importanti del paese, dove le prediche risultano meno pompose di un tempo. Rispetto al passato rimangono intatti due elementi fondamentali: la predicazione e la processione penitenziale. La sera del Giovedì Santo, dopo la Lavanda dei piedi e il cosiddetto legamento delle campane, due figure emblematiche dotate di tromba e tamburo, percorrono il borgo con suoni cupi e solenni che rievocano la ricerca di Cristo da parte dei soldati, fino al mattino seguente. È l’annuncio che introduce la drammatizzazione del Venerdì Santo, in cui ogni tavolata sostava davanti a due predicatori (allo Strepparo e all’Arenella), dando vita ad una narrazione la cui suggestione stava nella forza oratoria della predica, come in un’antica liturgia teatrale, al punto da richiamare fedeli da tutti i paesi del circondario.
Per quanto protagonisti delle festività pasquali, i Misteri sono diventati un’attrazione visitabile tutto l’anno. Al punto da avergli dedicato un apposito “Museo dei misteri”, all’interno dello storico Palazzo Filangieri. La sala, ricavata a seguito di un attento intervento di recupero e valorizzazione culturale, consente alle tavolate di essere ammirate in tutto il loro splendore, predisposte sui lati dell’apposita sala ricavata al pian terreno dello storico edificio.
La particolare importanza di questa tradizione a Lapio è data dal fatto che quest’ultimo è l’unico paese ad aver custodito e tramandato ininterrottamente questo rito per oltre due secoli, mantenendolo vivo nel tessuto sociale e religioso, anche grazie all’antica fiera del Venerdì Santo.
Ma il loro significato va ben oltre l’aspetto artistico o museale: rappresentano un ponte tra passato e presente, una testimonianza di fede condivisa, solidarietà tra generazioni e identità comunitaria. Ogni anno, i lapiani e i visitatori si ritrovano non solo per rievocare la Passione, ma per rinnovare il senso di appartenenza a una storia fatta di sacrificio, bellezza e devozione autentica.
Nel dettaglio foto e descrizione delle 22 tavolate:





















