La tradizione del torrone di Grottaminarda

Carmine Cicinelli

Carmine Cicinelli

Spantorrone Grottaminarda DolciTerre

Parlando di Principato Ultra si pensa principalmente ad eventi storici e geopolitici. Nel caso di Grottaminarda la convivenza dei territori di Benevento ed Avellino fu il pretesto per la nascita di una tradizione gastronomica ancora oggi molto in voga: il torrone.

L’influenza della vicina Benevento, dove a partire dalla seconda metà del XVII secolo si attestano le prime testimonianze della presenza di questo dolce, sarà la scintilla per l’affermazione del torrone nella vicina Grottaminarda, la cui vocazione commerciale lo ha reso un simbolo locale, capace di attraversare i secoli e raggiungere le nostre tavole.

Il torrone classico di Grottaminarda

Un po’ di storia

La storia del torrone di Grottaminarda deve molto a due famiglie: i Blasi e i Mottola. I primi, storici commercianti grottesi di dolciumi e caffè, i secondi, gesualdini di origine , che avevano imparato l’arte della manifattura alimentare ad Avellino, dove in quel periodo si cominciavano a produrre con continuità i maccheroni. Questa unione, sancita dal matrimonio tra Vincenzo Mottola e Nicoletta Filomena Blasi nel 1855, unì la capacità commerciale dei primi al know-how artigianale dei secondi, sancendo la nascita dell’arte torronaia a Grottaminarda.

Negli anni successivi, gli eredi di Vincenzo e Nicoletta si unirono in matrimonio con membri di altre famiglie, portando all’ingresso nella tradizione del torrone di Grottaminarda di nuovi protagonisti, come le famiglie Abruzzese e Cataruozzolo, oggi simboli indiscussi di questa eccellenza dolciaria.

Un evento significativo segnò ulteriormente la storia del torrone grottese: nel 1891, Raffaele Abruzzese perse la vita in un naufragio mentre tentava di emigrare negli Stati Uniti. Le sue figlie, in seguito, sposarono membri delle famiglie Ulto e Cardinale, contribuendo ad ampliare e consolidare la tradizione torronara della città.

Non sorprende, dunque, che i torronari di oggi siano tutti eredi, discendenti o allievi diretti dei principali produttori di torrone dell’Ottocento.

Dal ‘900 in poi, con modalità e filosofie diverse, tutti i torronari grottesi hanno portato avanti la tradizione lasciando però inalterate alcune caratteristiche. In primis la lavorazione artigianale, ossia il ricorso quasi esclusivo a tecniche manuali, riducendo al minimo l’utilizzo di strumentazioni meccaniche. Ancora oggi vengono utilizzati gli attrezzi classici della tradizione, come setacci, matterelli, paioli di rame. Poi la dimensione della produzione, che oltre a determinare un lavoro quasi esclusivamente a conduzione familiare, è anche sinonimo di quantitativi ridotti e dunque di una dimensione che rimane artigianale. Importante infine il ricorso a materie prima di grande qualità: fu proprio la presenza di ingredienti d’eccellenza come miele e nocciole a favorire l’origine di questo dolce sul territorio.

Lo spantorrone di Grotta, prodotto PAT

A Grottaminarda il torrone si declina in diverse varianti. Il torrone classico, a base di nocciole e miele, è disponibile anche in una versione morbida dalla consistenza peculiare (dovuta ad una cottura più breve). Ma il vero protagonista degli ultimi anni è lo spantorrone, un dolce diventato prodotto agroalimentare tradizionale regionale (PAT). Questo torrone è arricchito da pan di Spagna imbevuto con liquore Strega® e ricoperto di cioccolato, un mix irresistibile che conquista sempre più estimatori.

Più recente e molto interessante l’intuizione dell’azienda DolciTerre, che col suo torrone caldo, una versione cotta al momento e servita in monoporzioni su un’ostia, ha raggiunto due obiettivi in uno. Innanzitutto sdoganare il torrone come dolce prettamente natalizio (ad oggi è richiestissimo infatti in eventi e soprattutto banchetti nuziali). E poi questa versione prêt-à-manger del torrone classico si candida a diventare un caposaldo dello street food irpino.

Il torrone caldo di DolciTerre

Il torrone di Grottaminarda oggi

Per chi vuole scoprire da vicino questa tradizione, una passeggiata su Corso Vittorio Veneto è d’obbligo. La strada più importante del paese che molti chiamano la strada dei torroni è sede delle botteghe Minarda, Cardinale, Ulto, Romano, DolciTerre: dalla fontana vecchia proseguendo per Mirabella Eclano, un percorso che racconta non solo la storia locale del torrone, ma anche l’anima di una comunità che continua a coltivare con orgoglio le proprie radici.

Nonostante l’elevata qualità del prodotto, la tradizione del torrone di Grottaminarda ha ancora margini di crescita. L’istituzione del marchio De.Co. (Denominazione Comunale) rappresenta un passo importante per proteggere e promuovere questa eccellenza, oltre che per definirne ulteriormente l’identità, differenziandolo dagli altri torroni d’Irpinia. Tuttavia, resta la sfida di superare i limiti del localismo, in modo da poter valorizzare il torrone di Grottaminarda su scala nazionale e internazionale.

Nel tracciare un’identikit di un prodotto tanto antico, dalle origini incerte e dalla storia così complessa mi sono avvalso degli studi del mio amico Raffaele Masiello, cultore di storia locale, che ha realizzato e sta ancora portando avanti un meticoloso lavoro di ricerca sull’argomento. A lui va il mio più sentito ringraziamento.