In Irpinia c’è un frutto tipico che è un concentrato di territorialità e tradizione. Attraverso il suo racconto è possibile ripercorrere la storia e l’evoluzione di un intero popolo. Mi riferisco al Fico di San Mango sul Calore che per quanto diffuso in altri comuni (Caposele, Castelfranci, Fontanarosa e Paternopoli) si lega in modo inscindibile al paesino della Media Valle del Calore da cui prende il nome.
Questo forte legame dipende soprattutto dal fatto che il periodo di maturazione e raccolta di questo frutto coincide coi festeggiamenti in onore di Sant’Anna, particolarmente venerata a San Mango sul Calore, il cui culmine è rappresentato dalla sontuosa Cavalcata di Sant’Anna. Una sorta di simbiosi che a luglio trasforma San Mango in un centro di grande attrattività.
In zona, gli alberi di fico portano frutti due volte all’anno. Nonostante la pianta a settembre si ripopoli di rigogliosi fichi, è il fiorone di luglio il vero fico di San Mango sul Calore, insignito della certificazione PAT. Una varietà che porta un frutto grosso, dal colore giallo arancio (che arrivato a maturazione tende al violaceo), con una polpa ricchissima di semi dal color bronzo scuro ed una buccia molto sottile. All’assaggio il sapore è inconfondibile: molto succoso, con un gusto pieno e poco zuccherino.
Il fico di San Mango sul Calore matura dunque nel mese di luglio, in un periodo che negli anni ha visto slittare in avanti il tempo di raccolta a causa delle condizioni climatiche mutate (fino a pochi anni fa i primi fichi maturavano già dalla fine di giugno).
Per l’annata in corso, complici anche le forti piogge dei mesi primaverili (problema comune anche ad altre coltivazioni irpine), la raccolta avverrà ancora più tardi, nella seconda metà del mese, con la tradizionale festa dei fichi che si terrà il 22 e il 23 luglio prossimi.
Ma altre cose, col tempo, sono cambiate. Il recente attacco della cocciniglia, per esempio, ha reso necessari alcuni trattamenti utili a proteggere le piante (notoriamente il fico non necessita di alcun aiuto, in particolare questa cultivar non teme nemmeno le forti escursioni termiche). Mutamenti climatici e parassiti hanno decisamente ridotto la resa dei fichi di San Mango sul Calore, capace fino a qualche tempo fa di soddisfare ampiamente la richiesta del mercato. La copiosa produzione dei fioroni di luglio rappresentava il fulcro di un’economia florida per il territorio, al punto da suggerire ai grossisti napoletani di raggiungere la Media Valle del Calore per accaparrarsi i prodotti migliori. Allo stesso modo erano tanti i sanmanghesi che portavano il raccolto fuori dai confini regionali, addirittura fino al mercato generale di Bologna. Con la conseguenza che i fichi di settembre spesso diventavano cibo per i maiali!
La realtà odierna invece racconta di un fiorone di ottima qualità ma di scarsa quantità, a differenza dei frutti di settembre, che maturano invece sempre in maniera piuttosto copiosa. Le attuali aziende, ben strutturate e nate dall’idea imprenditoriale di molti giovani del territorio, si sono sostituite alla pratica della raccolta in famiglia, con un rituale paragonabile all’uccisione del maiale o ad altri eventi di aggregazione comunitaria.
Il fico di solito ha una rapida deperibilità e il PAT di San Mango sul Calore non fa eccezione. Oltre che al consumo fresco, dunque, diversi imprenditori locali hanno trovato il modo di utilizzare questo frutto in maniera alternativa. Un’azienda locale ne fa una grappa molto profumata, la vicina Zuegg lo utilizza nei suoi rinomati succhi di frutta ed alcune realtà irpine ne fanno mostarde, conserve oppure propongono il fico ricoperto di cioccolato.
Dunque un frutto buono, nutriente e anche duttile, orgoglio di un territorio che, nonostante siano cambiati i tempi, continua a rispettarne la tradizionale produzione come segno di continuità e appartenenza.