Anche questa ricorrenza, che per l’anno in corso cade il 18 maggio, è legata ad una tradizione che porta ad un piatto unico ed originalissimo
Il giorno dell’Ascensione è quello in cui secondo la tradizione cristiana Gesù sale al cielo. Per la Chiesa è una festività mobile, ossia non cade sempre nello stesso giorno. Viene celebrata 40 giorni dopo la Pasqua e, per quanto non più ricorrenza nazionale, in passato rappresentava un importante giorno di festa.
In Irpinia (e non solo) il giorno dell’Ascensione, in particolare nelle realtà agricolo-pastorali, coincideva con una singolare, antichissima usanza, figlia di quel perpetuo connubio tra sacro e propiziatorio che caratterizza molti rituali della sfera rurale.
In questo giorno i pastori rinunciavano a produrre il formaggio. Il latte munto solitamente dedicato alla caseificazione veniva infatti regalato ai passanti o ai parenti, una pratica, come spesso accade nelle antiche liturgie agresti, in favore dei meno abbienti (come nel caso dei ceci del 2 novembre in alcune zone d’Irpinia).
Il gesto, quasi catartico, di distaccarsi da un bene materiale così prezioso, era una sorta di atto di devozione senza il quale, secondo le credenze dell’epoca, il bestiame sarebbe diventato sterile.
Al dono del latte seguiva l’esecuzione di un piatto molto particolare, cucinato esclusivamente nel giorno dell’Ascensione: le lagane col latte (o laine co latt’). La ricetta, molto semplice, prevedeva la preparazione di questo tipico formato di pasta fresca, un incrocio tra il tagliolino e la tagliatella, che una volta cotto in acqua bollente, veniva poi immerso nel latte in ebollizione, precedentemente aromatizzato con zucchero e cannella.
Per quanto la tradizione sia andata scemando, in alcuni paesi dell’Irpinia, in particolare quelli a forte componente rurale (tra cui Lapio, Guardia Lombardi e Bonito), questa tradizione è ancora doverosamente rispettata. Probabilmente con minore deferenza nei confronti della sfera divina, ma per il puro rispetto dell’antica tradizione. Anche perché si tratta di un piatto particolarmente gustoso, da mangiarsi come una sorta di torta dolce sui generis. L’amido rilasciato dalla pasta, infatti, unitamente al latte (un tempo di capra, oggi vaccino), crea una cremina, una sorta di besciamella che trasforma il tutto in un timballo. Buonissimo mangiato subito, letteralmente divino il giorno dopo, quando viene tagliato a fette e cosparso di zucchero al velo.